Il Parto delle Nuvole Pesanti - "Il parto"

9,17 

Il lavoro più italiano e della consacrazione per Voltarelli,
De Siena e Sirianni, poco prima dell'addio

SALDI DI NOTE FINO AL 15 FEBBRAIO 2023

29 disponibili

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Descrizione

I dischi del Parto delle Nuvole Pesanti hanno sempre occupato un posto loro, non solo nella storia e nella discografia del gruppo. Un posto dentro e fuori il percorso della musica italiana.
Basti pensare alla rivisitazione di “Ho visto anche degli zingari felici” o al ruolo da musicisti attivi vissuto nel conflitto iracheno, ancora prima che nel cd “Il cielo sopra Baghdad”. O ancora alla partecipazione al tributo a Luigi Tenco, “Come fiori in mare”, che è stato uno dei primi segnali di una rinnovata attenzione nei confronti della nostra canzone d’autore. Ogni esperienza e uscita della band negli ultimi anni è stata contemporaneamente un punto di rottura e di continuità.
Rottura e continuità sono fondamento anche di questo disco, il settimo della band, che è stata sul punto di sciogliersi e che ha scelto di rilanciare impegnandosi ancora più a fondo nella canzone italiana.
“Il Parto” si segnala come il lavoro più italiano di Voltarelli, De Siena e Sirianni - sono rimasti loro tre, circondati da una cerchia di amici musicisti sempre più allargata -, ma si segnala anche come un disco diverso: pur contenendo materiale sufficiente per un album doppio, è venduto con il prezzo e il formato di un unico cd. E soprattutto è colmo di idee cantate, scritte e suonate.
Stando alla media dei tempi, bisognerebbe dire che il disco dura troppo, e probabilmente è così: impatto e omogeneità sarebbero stati maggiori se la scaletta fosse terminata alla quattordicesima traccia, escludendo così le cover di Tenco, Sergio Sacchi e De Andrè. Invece proprio queste sono un’aggiunta di rispetto e di coraggio, congenita a musicisti mai domi, mai a riposo, mai arresi alle logiche del calcolo. Le cover sono solo la parte più visibile, la scorza esterna e dura, del lavoro compiuto sulla tradizione, perchè ogni traccia porta in sè un liquido vivo, leggero e denso, che già partecipa di un contesto umano, di una storia.
“Onda calabra”, scritta per il film “Doichlanda” sull’emigrazione calabrese in terra tedesca, è il nuovo manifesto della spinta che anima la musica del Parto. “Riempire gli spazi”, “Il lavavetri” e “Piccola mia” andrebbero riconosciuti singolarmente, ma è tutta la musica a muoversi nel “cerchio magico del tamburo”, simbolo di uno spirito di comunione sacra e spontanea, sana e ribelle, tipicamente meridionale. L’uso poi di strumenti come oud, lira calabrese, mandola e zampogna dà robustezza alla dimensione etnica, mentre i suoni (Marco Messina) e le voci portati dagli ospiti liberano dalla forma folk. Tra i tanti, Davide Van De Sfroos offre il suo supporto alla critica de “L’imperatore”, Roy Paci indossa le vesti da cerimoniere e Claudio Lolli dona una canzone in segno di gratitudine.
Tanta abbondanza l’hanno ritrovata in pochi oltre all’ultimo Capossela: qua però le canzoni non sono spinte da una manovella, ma da una forza gravida, che preme per provocare la rottura del guscio.
(Christian Verzelletti per Mescalina  25-11-2004)

 

Le tracce

1 Onda calabra
2 L'imperatore
3 Riempire gli spazi
4 Gli amici degli amici
5 Banaltango
6 Capatosta
7 Via da questa miseria
8 Cantare
9 Il lavavetri
10 Zu' lanieri
11 I musicisti di lolli
12 Piccola mia
13 Attenzione all'estinzione
14 Meccaniche terrestri
15 Ognuno e' libero
16 Gilles
17 La guerra di piero
18 La paura
19 Cineserie
20 Voci umane

Informazioni aggiuntive

Peso 0,1 kg

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